Kidshealth.org ha elaborato un decalogo per vivere lo sport in maniera positiva e saper gestire la sconfitta. Lodevole iniziativa che mi trova perfettamente d’accordo: ormai si è perso completamente il gusto per fare sport, si è dimenticato il suo significato più profondo.
Sport è innanzitutto far del bene a sé stessi, divertirsi, è una valvola di sfogo, ritempra sia il corpo che la mente.
Ormai la degenerazione dei valori è evidente, fin da piccoli i bambini vengono spinti a far di tutto per vincere, per primeggiare, per dimostrarsi migliori degli altri. Non in porta il modo in cui si ottengono i risultati, non conta il costo che questo ha sull’individuo.
La Football Association inglese ha vietato ai minori di otto anni la partecipazione a tornei agonistici, per salvaguardarli da genitori ed allenatori senza scrupoli che non vogliono altro che il successo per i loro figli, vogliono vederli sfondare e guadagnare milioni. Non so se è la via giusta da percorrere, ma quantomeno è un tentativo. Sempre meglio dell’immobilismo italiano.
Queste le dieci regole:
1) comportati educatamente con tutti, non essere aggressivo: non serve
2) non fare il fenomeno: se sei bravo gli altri se ne accorgono da soli. Se invece sbagli, nessuno ti prenderà in giro
3) che tu abbia vinto o perso, riconosci i meriti del tuo avversario
4) impara bene le regole del gioco, e dai il massimo in allenamento. Il merito sta anche nell’impegno
5) ascolta l’allenatore, segui le sue indicazioni anche se non le condividi
6) rispetta sempre il verdetto degli arbitri, stai al tuo posto e non prendertela
7) non cercare scuse e non dare colpe ai tuoi compagni di squadra: impara da quello che hai vissuto, c’è sempre da capire qualcosa di sé quando si sta insieme agli altri
8) lascia posto a tutti, nel gioco, anche se pensi di essere più bravo
9) non imbrogliare, sii corretto in ogni evenienza: solo così il risultato finale (buono o cattivo) ha un senso
10) sostieni i tuoi compagni, nel bene o nel male. Faranno lo stesso con te.
Come si vede sono regole semplici, principi basilari che dovrebbero fa parte della cultura di tutti.
Ovviamente non è così ed anzi comportarsi nella maniera opposta sembra essere una maniera per farsi sembrare belli, duri, forti, vincenti.
Come se la determinazione che uno ci mette quando gioca si vede da quanto uno urli ai compagni o da quanto imprechi contro l’arbitro o da quanto minacci gli avversari. Guadagnare falli con simulazioni è sinonimo di esperienza, far falli senza farsi vedere dall’arbitro pure. La realtà attuale è questa. Ed è molto triste.
Sport è innanzitutto far del bene a sé stessi, divertirsi, è una valvola di sfogo, ritempra sia il corpo che la mente.
Ormai la degenerazione dei valori è evidente, fin da piccoli i bambini vengono spinti a far di tutto per vincere, per primeggiare, per dimostrarsi migliori degli altri. Non in porta il modo in cui si ottengono i risultati, non conta il costo che questo ha sull’individuo.
La Football Association inglese ha vietato ai minori di otto anni la partecipazione a tornei agonistici, per salvaguardarli da genitori ed allenatori senza scrupoli che non vogliono altro che il successo per i loro figli, vogliono vederli sfondare e guadagnare milioni. Non so se è la via giusta da percorrere, ma quantomeno è un tentativo. Sempre meglio dell’immobilismo italiano.
Queste le dieci regole:
1) comportati educatamente con tutti, non essere aggressivo: non serve
2) non fare il fenomeno: se sei bravo gli altri se ne accorgono da soli. Se invece sbagli, nessuno ti prenderà in giro
3) che tu abbia vinto o perso, riconosci i meriti del tuo avversario
4) impara bene le regole del gioco, e dai il massimo in allenamento. Il merito sta anche nell’impegno
5) ascolta l’allenatore, segui le sue indicazioni anche se non le condividi
6) rispetta sempre il verdetto degli arbitri, stai al tuo posto e non prendertela
7) non cercare scuse e non dare colpe ai tuoi compagni di squadra: impara da quello che hai vissuto, c’è sempre da capire qualcosa di sé quando si sta insieme agli altri
8) lascia posto a tutti, nel gioco, anche se pensi di essere più bravo
9) non imbrogliare, sii corretto in ogni evenienza: solo così il risultato finale (buono o cattivo) ha un senso
10) sostieni i tuoi compagni, nel bene o nel male. Faranno lo stesso con te.
Come si vede sono regole semplici, principi basilari che dovrebbero fa parte della cultura di tutti.
Ovviamente non è così ed anzi comportarsi nella maniera opposta sembra essere una maniera per farsi sembrare belli, duri, forti, vincenti.
Come se la determinazione che uno ci mette quando gioca si vede da quanto uno urli ai compagni o da quanto imprechi contro l’arbitro o da quanto minacci gli avversari. Guadagnare falli con simulazioni è sinonimo di esperienza, far falli senza farsi vedere dall’arbitro pure. La realtà attuale è questa. Ed è molto triste.
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