venerdì 14 novembre 2008

Morire sul lavoro. "Mecnavi. Ravenna, 13 marzo 1987"





13 marzo 1987. Data scolpita con marchio indelebile nella storia della lotta contro le morti sul luogo di lavoro. A Ravenna 13 persone morirono tragicamente a causa dell’incendio sviluppatosi a bordo della nave presso cui stavano svolgendo attività di manutenzione e pulizia, la tristemente nota Elisabetta Montanari. Il caso ebbe grande risonanza e scoperchiò, portandola all’evidenza di tutti, la mancanza di adeguate condizioni di sicurezza sul lavoro con cui si doveva far fronte in molti comparti produttivi.

Sono passati più di vent’anni da quel nefasto giorno e sono stati fatti grossi passi in avanti sia da un punto di vista legislativo sia sotto l’aspetto della mentalità: si sta lentamente acquisendo quella “cultura” della sicurezza indispensabile per limitare al massimo le possibilità di accadimento di eventi dannosi per la salute e per la sicurezza dei lavoratori nell’espletamento delle loro mansioni.

La strada da percorrere, però, è ancora lunga: tuttora i morti sul lavoro sono più di mille all’anno, gli infortuni circa un milione.
Possono sembrare asettiche cifre senza significato, ma se si prova ad immaginare la disperazione di mille famiglie rovinate senza motivo si capirà la rilevanza del problema.

Quel fatidico giorno persero la vita 13 uomini, molti dei quali giovani, alcuni erano extracomunitari, certi non erano nemmeno in regola, qualcuno era perfino al primo giorno di lavoro. Quando si sviluppò l’incendio si trovavano nella stiva e nel sottofondo della nave, ambienti bui, angusti, disagevoli; non vi erano estintori né autorespiratori e le loro uniche vie di fuga (stretti ed incomodi boccaporti) costituivano il camino ideale per i fumi tossici sviluppatisi nella combustione del gasolio presente e dei rivestimenti in poliuretano delle cisterne presenti nella stiva della nave.
Non avevano quasi nessuna possibilità di salvarsi ed è facile immaginare l’angoscia che deve averli attanagliati durante i loro ultimi disperati tentativi di uscire da quell’inferno.

Guardagli con la sua ultima opera, “Mecnavi. Ravenna, 13 marzo 1987”, vincitrice del concorso Komikazen 2007, rievoca quel terrificante episodio, fissandolo su carta con l’estrema espressività del suo tratto: un disegno brutale, incisivo, vigoroso, graffiante.
Partendo da una situazione immaginata nel presente, ripercorre gli eventi affidandosi alla memoria di un vecchio operaio: Ettore rivede in Said, un picchettino egiziano che ha appena avuto un incidente, per fortuna senza conseguenze gravi, il ben più sfortunato Mosad, morto anni prima sulla Montanari.
Non sarà però l’unico punto di vista adottato nel corso del libro, anzi l’autore farà della pluralità delle prospettive proposte uno dei maggiori pregi dell’opera: verrà data voce ai parenti delle vittime, a chi lavorava lì ed ha assistito a quell'inferno ed anche ai responsabili del cantiere, riportando quelli che probabilmente sono stralci delle loro testimonianze.

Il messaggio è chiaro e non può lasciare indifferente il lettore.Parafrasando gli striscioni al corteo funebre delle vittime: “Mai più”.


Il libro si conclude con un ricco apparato documentale, molto dettagliato, che dà un'immagine chiara di quanto successo sulla nave.

Per finire, saluto l'autore che mi ha impreziosito l'albo con una dedica alla recente Lucca Comics.

(Le immagini sono degli aventi diritto. Le ho riportate a puro scopo informativo)

[Edited 20 novembre]: ho scoperto un interessante sito al riguardo: http://mecnavi.jimdo.com/

2 commenti:

Anonimo ha detto...

magari succedesse davvero di non sentire di episodi del genere.. quello che manca dalle pagine di cronaca è il dolore composto che le famiglie dei caduti si portan addosso per la vita.

mia madre pochissimo tempo fa ebbe finalmente il coraggio, lacrime agli occhi, di raccontarmi cosa successe a mio zio Sandro quando avevo soli 6 mesi..

beh, tremendo, non solo il fatto in sè, ma la solitudine che si prova a veder dimenticato dalle istituzioni un episodio così grave, che macchia per sempre di nero il pensiero dei genitori che assiston a una tale tragedia.

non ho parole, se non sincero dispiacere per l'ennesima perdita nell'atto di compimento del proprio dovere.

PuSkia ha detto...

purtroppo è così...
tantissime volte i parenti delle vittime sono lasciati a sé stessi ed i colpevoli non puniti minimamente.. (lo si mostrava anche nel libro in questione)
la giustizia spesso non esiste, che la legge sia uguale per tutti è una favola!