Non potevo non dedicare un post a Padova, visitata sabato in occasione di “Tuttinfiera”. Dopo aver passeggiato curiosi tra gli stand ed i negozietti presenti alla fiera, abbiamo approfittato dell’occasione per fare un bel giro per la città.
Inutile dire che mi ha impressionato positivamente. Si sa che sono un contadinello di campagna che, abituato alla sterile ripetitività dell’ambiente monfalconese, resta sempre affascinato di fronte a realtà diverse, a contesti vitali con strade piene di gente, a città degne di questo nome.
Percorrendo l’infinita via principale che dalla stazione arriva a Prato della Valle attraversando tutto il centro, si è potuto vedere un po’ di tutto, era incredibile come ad ogni passo l’umanità incontrata si differenziasse un po’, come gradualmente si passasse da un certo tipo di ambiente e stile di vita ad un altro quasi opposto.
Vicino alla stazione dominano gli stranieri, a colpo d’occhio si nota che la maggior parte della gente proviene dai più disparati angoli del mondo; invece avanzando e penetrando il cuore della città piano piano questi volti stranieri scompaiono quasi del tutto, lasciando il posto a gente dalla tipica cadenza veneta, per poi ricomparire improvvisamente nella zona del mercato.
Mi è sembrata davvero una città energica piena di vita: sarà che era sabato pomeriggio-sera ma nella zona pedonale le strade erano ricolme di gente, tutti che entravano ed uscivano dai negozi, passeggiavano allegramente, scherzavano, schiamazzavano, correvano, chiacchieravano.
Come prevedibile la zona che preferisco è quella vicina alla stazione, ribollente di persone confluite lì da mille posti diversi, ciascuno con una propria cultura, modi di fare e di vivere differenti. Sarò controcorrente ma zone così esercitano sempre un grande fascino su di me, è lì che mi piace stare, è lì che sento quanto grande è il mondo, è lì che si scoprono interessanti aneddoti, lascio volentieri ad altri i posti frequentati da tanti snob tirati e perfetti. Anche perché tutti gli stranieri conosciuti sono solitamente molto cortesi e disponibili, con una simpatia ed una gestualità da apprezzare.
Inutile dire che mi ha impressionato positivamente. Si sa che sono un contadinello di campagna che, abituato alla sterile ripetitività dell’ambiente monfalconese, resta sempre affascinato di fronte a realtà diverse, a contesti vitali con strade piene di gente, a città degne di questo nome.
Percorrendo l’infinita via principale che dalla stazione arriva a Prato della Valle attraversando tutto il centro, si è potuto vedere un po’ di tutto, era incredibile come ad ogni passo l’umanità incontrata si differenziasse un po’, come gradualmente si passasse da un certo tipo di ambiente e stile di vita ad un altro quasi opposto.
Vicino alla stazione dominano gli stranieri, a colpo d’occhio si nota che la maggior parte della gente proviene dai più disparati angoli del mondo; invece avanzando e penetrando il cuore della città piano piano questi volti stranieri scompaiono quasi del tutto, lasciando il posto a gente dalla tipica cadenza veneta, per poi ricomparire improvvisamente nella zona del mercato.
Mi è sembrata davvero una città energica piena di vita: sarà che era sabato pomeriggio-sera ma nella zona pedonale le strade erano ricolme di gente, tutti che entravano ed uscivano dai negozi, passeggiavano allegramente, scherzavano, schiamazzavano, correvano, chiacchieravano.
Come prevedibile la zona che preferisco è quella vicina alla stazione, ribollente di persone confluite lì da mille posti diversi, ciascuno con una propria cultura, modi di fare e di vivere differenti. Sarò controcorrente ma zone così esercitano sempre un grande fascino su di me, è lì che mi piace stare, è lì che sento quanto grande è il mondo, è lì che si scoprono interessanti aneddoti, lascio volentieri ad altri i posti frequentati da tanti snob tirati e perfetti. Anche perché tutti gli stranieri conosciuti sono solitamente molto cortesi e disponibili, con una simpatia ed una gestualità da apprezzare.
Il sunto perfetto di quanto visto non può che essere il punto Snai di fronte alla stazione: entrando lì dentro sembrava di aver attraversato una porta dimensionale che ci avesse scaraventato in una ricevitoria a Chicago o a Mosca od ancora a Città del Capo o Pechino. Una mandria di persone incredibile, una gran calca, tutti intenti a seguire partite di squadre sconosciute della terza serie scozzese o cavalli che stanno correndo in chissà quale ippodromo sperduto. Il fatto curioso è che eravamo pressoché gli unici italiani presenti. Facilmente si potevano riconoscere i tanti clan presenti: la platea era ricolma di gente di colore, tutti con foglietti di carta in mano, festanti ad ogni gol favorevole alla loro scommessa. Più in disparte e meno appariscente nonché numeroso il gruppo russo, facce torve e fisico impressionante (io non farei mai rissa con uno di quelli!), ma anche molta gentilezza dietro quella scorza impenetrabile. Poi ancora il gruppo dei timidi cinesi e quello dei sempre tranquillissimi bengalesi, quello dei turchi e quello dei più animati slavi.
Mille volti diversi in un unico posto, non posso non amare un luogo così.
Mille volti diversi in un unico posto, non posso non amare un luogo così.
2 commenti:
tu nn faresti a botte con nessuno, non solo con i russi, perchè sei troppo buono e troppo educato e troppo intelligente! =P
e soprattutto senza muscoli!!! :D
Posta un commento